top of page
  • Black Facebook Icon
  • Black Instagram Icon
  • Black Pinterest Icon

“Quei bravi ragazzi” Martina Carbonaro “bella come il sole”, uccisa per aver detto “NO”


ree

Articolo di Annamaria

28 maggio 2025


“NON ANDATE MAI ALL’ULTIMO APPUNTAMENTO”

“I miei vicini dicevano che era uno bravo, invece era un mostro”. Voglio l’ergastolo”…”Ho saputo che è stata messa in un sacco di spazzatura, ma come si fa?”… “Anche quando erano in corso le ricerche è stato a casa mia”…”Che peccato ha fatto mia figlia? Era bella come il sole. Ora tornerò a casa e trovero la sua stanzetta vuota”.Questo è il drammatico sfogo della madre di Martina, contro l’ex fidanzato della figlia.

La tragica morte di Martina Carbonaro, un’adolescente di 14 anni, ha avuto un profondo impatto in Italia. La giovane adolescente è stata vittima di un brutale omicidio da parte del suo ex fidanzato, Alessio Tucci, di 18 anni, che in seguito ha confessato la responsabilità del crimine ai carabinieri. Il corpo di Martina è stato trovato nascosto in un armadio d’epoca in un vecchio edificio nei pressi dell’ex stadio di Afragola, in provincia di Napoli, dopo diversi giorni di indagini. L’atto criminale è stato giustificato da una lite scatenata dalla decisione di Martina di porre fine alla sua relazione sentimentale, decisione presa dopo aver subito un colpo dal suo ex fidanzato. Martina è stata uccisa dalle ferite riportate con un sasso.

Il caso di Martina Carbonaro è un evento critico e profondamente sconvolgente che ha sconvolto la coscienza collettiva, sollevando interrogativi immediati sulla violenza adolescenziale, sulle dinamiche relazionali di genere e sul ruolo della società nel porre fine a crimini simili. Il suo omicidio, con tutta la brutalità e l’insensatezza che lo accompagna, non può essere considerato un evento a sé stante; piuttosto, è il riflesso di una malattia sociale intrinseca che influenza la cultura relazionale, lo sviluppo affettivo e la consapevolezza dei segnali di allarme precoce.

L’affermazione «abbiamo allevato mostri» esprime un profondo senso di frustrazione nei confronti di un’epoca in cui la violenza opera come mezzo di potere e controllo. Il caso di Martina non è un caso isolato, ma è coerente con una tendenza più ampia all’aumento di femminicidi e violenza giovanile.

La crescente difficoltà di insegnare valori come l’empatia, il rispetto per gli altri e la tolleranza di fronte alle provocazioni si riflette. Tuttavia, ritenere i genitori responsabili dell’intera questione è una semplificazione eccessiva e non fa che evidenziare un dilemma culturale più ampio riguardo alla violenza.

Martina è stata uccisa perché ha detto «NO».

Martina non è stata «una vittima sfortunata», è il frutto di un sistema che ancora non riesce a proteggere chi è più fragile.








 
 
 

Commenti


COMUNICARE N.SA.

bottom of page