Neonata Rapimenta a Cosenza. La clinica Sacro Cuore respinge le responsabilità, accusando la madre
- Annamaria Niccoli, Giornalista
- 2 apr
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 13 mag

Articolo di Annamaria Niccoli
Il 21 gennaio, la neonata è stata rapita da Rosa Vespa all'interno della clinica Sacro Cuore di Cosenza. La donna, estranea alla struttura, si è introdotta tramando per essere un'operatrice. Il rapimento ha innescato una dura battaglia legale tra la famiglia della bambina e la clinica.
La difesa della clinica
Gli avvocati della struttura, Enzo Belvedere e Marco Facciolla, hanno respinto ogni accusa di negligenza, sostenendo che:
1. Rispetto dei protocolli: si consiglia alle puerpere di rivolgersi a personale riconoscibile solo tramite divisa e cartellino fotografico. La madre, Valeria Chiappetta, avrebbe ignorato tali direttive, affidando la figlia alla Vespa, priva di segni distintivi.
2. Altre madri presenti avrebbero respinto i tentativi della Vespa, dimostrando l'efficacia delle procedure.
3. La nonna materna si era insospettita, ma la madre avrebbe comunque affidato la bambina alla rapitrice.
4. I video hanno permesso un intervento rapido delle forze dell'ordine, portando al ritrovamento di Sofia in poche ore.
Le accuse della famiglia
Gli avvocati dei genitori della bambina, Chiara Penna e Paolo Pisani, accusano la clinica di "Mancata vigilanza", nessuno si sarebbe accorto dell'intrusione, nonostante gli orari di visita. Sono Mancate le scuse da parte della struttura, che pare non abbia mostrato empatia con la famiglia. Oltretutto la clinica pare non avrebbe fornito la sicurezza promessa. L'inchiesta si trascina: Rosa Vespa è sospettata di altri tentativi di rapimento nella stessa struttura. Alcune coppie hanno segnalato il suo comportamento sospetto nei confronti dei loro neonati, sempre respinti dalle madri.
La clinica ribadisce che l’unica negligenza è quella della madre, definendo "ingenerose" le richieste risarcitorie. La famiglia, intanto, prosegue indagini difensive per accertare eventuali responsabilità della struttura. La vicenda, oltre agli aspetti legali, solleva interrogativi sui protocolli di sicurezza nelle strutture sanitarie e sulla ripartizione delle responsabilità tra istituzioni e singoli. Tuttavia, i legali della famiglia della bambina, secondo quanto si apprende, hanno svolto attività d’indagine difensiva rispetto alle presunte responsabilità della clinica Sacro Cuore di Cosenza.
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